La Deutsche vita
Che ci faccio qui?
Da quasi due anni e mezzo vivo a Berlino, una città sempre pronta a stupirti.
Arrivai in una freddissima giornata di Gennaio ed il primo impatto fu alquanto brusco. Mi trascinavo dietro un valigione pesantissimo dove, in mezzo ai vestiti accatastati, avevo infilato anche il mio portfolio di illustrazioni. Il cielo era coperto da un manto grigio, nevicava, tirava vento e faceva un gran freddo. I giorni successivi smise di nevicare e il vento si era placato, ma quel grigiore ha continuato imperterrito ed ostinato a invadere il cielo, per giorni e settimane. La domanda più frequente che mi balenava in testa era: ma che ci faccio qui?! Io che amo il caldo e il sole!
Il primo giorno di cielo aperto fu a marzo, faceva sempre un gran freddo, ma almeno l’azzurro del cielo cominciava a vedersi. A quel punto la città cambiò totalmente, era un vero e proprio risveglio. Era come se i primi raggi di sole cominciassero pian piano a scoprire qualcosa che era rimasto latente. Ho cominciato a capire cosa fosse a rendere unica questa città. Non era qualcosa di esteticamente bello, ma era qualcosa che si respirava nell’aria e nella gente. Un senso di rilassamento e di spensieratezza, niente intorno era frenetico, le persone erano sorridenti. Non c’erano i rumori frastornanti tipici di una metropoli, i suoni erano ovattati. Sia in giro per le strade che in metro la gente era silenziosa: chi leggeva, chi ascoltava musica, chi guardava il proprio smartphone.
Iniziando ad addentrarmi per i quartieri tipici di Berlino, ho continuato a scoprirne la bellezza. Si tratta di una bellezza che va saputa osservare e che va contestualizzata. Bisogna osservarla collocandola nel suo retaggio storico perché, altrimenti, in alcune parti di Berlino, quello che salta all’occhio sono tante palazzine socialiste, senza un’armonia. Invece Berlino è molto più di questo. E’ il respirare un gran senso di libertà.
A volte quando cammino per Berlino, in alcuni quartieri perdo il senso del tempo. Guardandomi intorno non realizzo immediatamente in che momento storico siamo, mi sento tipo Cindy Lauper in Girls Just Want To Have Fun. Achtziger Jahren (Anni ’80 per rendere l’idea).
Per strada, sui manifesti, in metro, molto spesso la comunicazione parla di libertà: di pensiero proprio e altrui, come diritto di ogni essere vivente, di essere chi siamo, il rispetto per ogni individuo. E forse questo è uno degli aspetti che più mi piace di questa città e che mi permette di vivere qui al di là del grigiore (e della lingua ancora un po’ ostica)… questo forte senso di libertà e rispetto. Certo, come ogni metropoli ha i suoi lati oscuri (non mi riferisco solo alle nuvole), ed è anche la città delle contraddizioni e delle mille personalità: passare da un’atmosfera sofisticata ad un’altra totalmente trash è un attimo.
Che dire?! Di certo non ci sia annoia!