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JETZT BIN ICH EIN SELBSTVERLAG

I passi fatti fino ad oggi

Adesso sono un’Editrice per autoproduzioni.

Ho già parlato qualche articolo fa del percorso che mi ha portato a diventare un’Editrice indipendente, ma ancora non ho detto quali sono stati i passi che ho fatto per arrivarci.

Come tutte le idee, si accende pian piano una fiammella, un’idea inizialmente astratta. Si comincia a pensare a qualcosa che sul nascere è ancora un po’ sfuocato. Poi passano i giorni, e quella che agli albori sembrava una cosa astratta, quasi impossibile, inizia a prendere forma. Ho cominciato a fare qualche ricerca in internet: autoproduzioni, libri autoprodotti, diventare casa editrice ecc... Ho raccolto un po’ di informazioni, che hanno contribuito ad aumentare il caos perché si sa, mettersi a fare ricerche sul web, spesso, genera più confusione che altro. Si può restare impigliati nella rete del web e ritrovarsi ad un punto, senza ricordarsi da dove si è partiti.

Veniva fuori però che in molti avevano intrapreso la strada delle autoproduzioni. Navigando sul sito dell‘ISBN (International Standard Book Number, ossia il codice a barre/numero che identifica a livello internazionale un titolo) ho imparato che da un paio di anni è stato creato un particolare codice ISBN proprio per le autoproduzioni. Visto che la ricerca online si stava complicando, non restava che rivolgersi ad un commercialista per cercare di semplificare il tutto, e per capire meglio quello che potevo, o non potevo fare.

La risposta più frequente dei tedeschi è Kein Problem (nessun problema ndA) e così è stato anche con il commercialista. Ad ogni domanda tipo: Posso fare questo?, Posso vendere libri, ma anche gadget?, E se voglio vendere stampe?, E se poi mi viene in mente di fare in quest’altro modo?, la sua risposta era sempre Ja! Kein Problem. Provenendo da un Paese in cui tutto sembra sempre un problema, quell’incontro mi ha lasciato molto perplessa. Intanto però avevo dato comunque al commercialista l’incarico di iscrivermi come Selbstverlag (Indipendente) al Finanzamt (l’Ufficio delle Imposte dove vengono registrate le nuove attività). Ormai ero lanciata in quella direzione e farsi prendere da dubbi o paure avrebbe solo ostacolato e rallentato il percorso.

Il commercialista è stato solo un punto di partenza, dopo di lui si sono susseguite una serie di ricerche di informazioni ancora più specifiche attinenti al mondo dell’Editoria. Ho scoperto che esiste una Kunstelersozialkasse (Cassa Sociale degli Artisti) a cui annualmente bisogna versare dei contributi in base alle collaborazioni che un Editore ha, ad esempio in caso di collaborazioni con co-autori, grafici, PR ecc…

Nel frattempo mi sono trovata iscritta anche alla IHK, una sorta di Camera di Commercio e qui mi si è aperto un altro mondo. Sì perché dopo pochissimi giorni dall’iscrizione mi è arrivata comunicazione che, in quanto iscritta, avevo diritto ad ogni tipo di consulenza gratuita inerente al mio settore, e chi meglio di loro poteva soddisfare ogni altro dubbio rimasto?

Acquerello e matita E’ iniziato uno scambio di mail per chiedere informazioni dettagliate… e da un’iniziale conversazione molto formale, partita con Sehr geehrte Frau Catalioti (Gentile Signora Catalioti) siamo passati a Liebe Frau Catalioti (Carissima Signora Catalioti), insomma un po’ a tarallucci e vino. Tant’è che l’impiegato con cui ho preso appuntamento ha insistito perché l’incontro, che ancora deve svolgersi, avvenga in un Cafè… Non è necessario, secondo lui, che io debba andare addirittura fino ai loro uffici.

In effetti alcuni tedeschi a volte ti lasciano basita, tanto sono easy rispetto a noi. Resta da vedere se questo impiegato così sportivo riuscirà a risolvere alcuni dei dubbi che ancora mi attanagliano.

Vi farò sapere se davvero mi potrà aiutare o se vorrà solo che gli offra un KAFFEE